In attesa di un nuovo Governo, arriva l’ultima (si spera che sia
l’ultima) beffa per i contribuenti italiani: viene superato il limite
del quinto per il pignoramento presso terzi di stipendio e pensione che
quindi diventano in alcuni casi pignorabili al 100%.
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I nuovi limiti che dovrebbero garantire la
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sussistenza minima al debitore pignorato sono: 1/10 per gli stipendi
derivanti dal rapporto di lavoro fino a 2.500 euro, 1/7 per
stipendi/pensioni/salari/altre indennità derivanti dal rapporto di
lavoro netti da 2.500 euro a 5.000 e 1/5 per stipendi oltre i 5000 euro.
Ma questi limiti si applicano solo qualora il
pignoramento avvenga verso il datore di lavoro o l’ente pensionistico ma
nonsi applicano quando il pignoramento viene effettuato direttamente
sul
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conto corrente del debitore dove è obbligatorio il versamento per
importi superiori a 1.000 euro e noto al fisco e a Equitalia.
Prima c’è stato il decreto Salva Italia 201/11, che ha
previsto l’obbligo di aprire un conto corrente bancario o postale per
ricevere stipendi e pensioni superiori a 1000 euro; poi
il decreto legge sulla semplificazione 16/12 che ha introdotto nuovi
limiti al pignoramento presso terzi di stipendi e di pensioni.
Una combinazione “grazie” alla quale il limite di un quinto pignorabile della pensione o dello stipendio viene superato
e chi deve riscuotere un credito può rifarsi direttamente, senza alcun
limite, sul denaro che il soggetto detiene sul conto corrente, quindi
anche su tutta la pensione o tutto lo stipendio.
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“Ancora una norma azzanna contribuenti che
aumenterà la paura degli italiani pensionati o dipendenti di trovarsi
senza la minima garanzia di un reddito da un giorno all’altro”. Questo
il commento di Francesco Luongo, Segretario Nazionale del Movimento
Difesa del Cittadino. Per l’Associazione dei consumatori
prosegue l’assedio alle famiglie già piegate da una imposizione fiscale
senza precedenti che, dopo aver stremato le partite Iva, sembra volersi accanire sui redditi fissi
cercando sempre nuovi strumenti per azzerare le minime garanzie
normative esistenti. I contribuenti non possono continuare ad essere
considerati evasori fino a prova contraria e nel contempo privati di
ogni tutela.
MDC chiede che l’Agenzia delle Entrate emani subito una
circolare che chiarisca se intende o meno far rispettare i limiti
preesistenti che, ricorda, sono posti a difesa innanzitutto della
dignità del cittadino e non del suo patrimonio.
Articolo redatto da Help Consumatori
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