domenica 26 maggio 2013

Banche: il discorso d'insediamento del Presidente dell'ABI, all'insegna dell'ipocrisia e della totale distanza con la realtà



crediamo e operiamo per banche assolutamente indipendenti, distanti e distinte dalla politica e da ogni rischio di interferenze e di interessi in conflitto. Crediamo e operiamo per 'banche senza aggettivi', come insegna Luigi Einaudi, tutte in concorrenza fra loro. Crediamo e operiamo per la sana e prudente gestione bancaria, la piu' complessa fra le imprese, con rigore e precisione delle scienze fisiche e matematiche"…

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Bei discorsi vero? E sapete chi pronuncia queste belle quanto vuote e per nulla realistiche parole? Antonio Patuelli, da due mesi neo eletto Presidente dell’ABI, l’Associazione delle Banche italiane. A leggere queste frasi sembra di essere proiettati in un altro pianeta, sembra come se il sistema bancario che contraddistingue la nostra realtà economica sia inappuntabile, chiaro, limpido, dove il cambio ai vertici dell’Organismo che controlla gli Istituti di Credito sia volto solo al perfezionamento di quelle politiche atte a migliorare il contributo che le banche offrono al Paese.

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Peccato che nel discorso del Presidente non vi sia una critica alle banche, una sola nota di condanna proprio per quella mancata distanza che le banche hanno dalla politica dove l’intreccio potere economico e potere politico è tanto saldo e tenace da non distinguere più le singole entità le une dalle altre. Insomma, il discorso di Patuelli è il solito sermone che di vero non ha nulla, che di reale ha solo il proseguimento dell’atteggiamento delle banche per nulla in concorrenza le une con le altre, che invece si muovono schierate insieme con lo stesso fine e sicuramente ben lontane dai principi ispiratori che tanto infelicemente vengono ricordate con il pensiero di Einaudi.

Peccato che il neo presidente eletto si sia scordato nel suo discorso di insediamento, al punto da non farne menzione alcuna, ciò che è accaduto ai vertici di importanti Istituti di Credito finiti agli onori della cronaca per il comportamento delinquenziale di chi li comandava, peccato che i recenti avvenimenti di Parmalat, Morgan Stanley e Citibank, che appaiono quanto mai attuali in questo periodo, siano come passati inosservati dalle sue parole, come se protagonisti di quelle vicende non fossero state alcune di quelle banche che l’ABI ha anche il compito di guidare. Peccato ancora che il Presidente abbia dimenticato persino i moniti che Mario Draghi, prima da Governatore della Banca d’Italia, poi da Presidente della Banca Europea, ha mosso proprio a quelle banche che oggi Patuelli si accinge in qualche modo  a presiedere,  peccato infine che il neo eletto presidente ABI dimentichi o faccia finta di dimenticare, i nomi dei personaggi che guidavano il Governo Tecnico in auge fino a qualche mese addietro espressione di quel potere finanziario che ha finito per incidere pesantemente su quello politico decisionale di quello stesso Governo che da un lato incitava alla lotta all’evasione fiscale e dall’altro restava indifferente verso quella stessa evasione quando perpetrata dalle Banche. 

Che le banche siano delle lobby, che le banche siano delle corporazioni mai come adesso capaci di influenzare le scelte politiche e sociali e responsabili quanto chi ci ha governato dello sfascio totale economico della nazione, non foss’altro perché mai come adesso hanno giocato un ruolo politico determinante nell’impoverimento degli italiani, è un fatto accertato. Che le banche siano responsabili esse stesse delle scelte istituzionali della nazione e dell’Europa tutta è risaputo. Ma che da chi siede ai vertici di un’importante Organismo di controllo degli Istituti di credito non si spenda una parola per denunciare la totale stretta creditizia, il discutibile operato di tutti gli Istituti di credito impegnati a ricevere immani finanziamenti custoditi con cura nei propri forzieri senza riversarli nell’economia della nazione assumendo così un ruolo determinante nel peggioramento della crisi del nostro Paese, è proprio il segno dello scollamento di queste Istituzioni con la realtà che ha peggiorato l’intera Italia e non ci resta ancora una volta che rassegnarci all’idea che a pagare la crisi, sulla propria pelle, con lacrime e sangue, restano sempre i soliti che, oltretutto, diventano sempre di più!
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