…crediamo e operiamo per
banche assolutamente indipendenti, distanti e distinte dalla politica e da ogni
rischio di interferenze e di interessi in conflitto. Crediamo e operiamo per
'banche senza aggettivi', come insegna Luigi Einaudi, tutte in concorrenza fra
loro. Crediamo e operiamo per la sana e prudente gestione bancaria, la piu'
complessa fra le imprese, con rigore e precisione delle scienze fisiche e
matematiche"…
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Bei discorsi vero? E sapete chi pronuncia queste belle quanto vuote e per
nulla realistiche parole? Antonio Patuelli, da due mesi neo eletto Presidente
dell’ABI, l’Associazione delle Banche italiane. A leggere queste frasi sembra
di essere proiettati in un altro pianeta, sembra come se il sistema bancario
che contraddistingue la nostra realtà economica sia inappuntabile, chiaro,
limpido, dove il cambio ai vertici dell’Organismo che controlla gli Istituti di
Credito sia volto solo al perfezionamento di quelle politiche atte a migliorare
il contributo che le banche offrono al Paese.
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Peccato che nel discorso del Presidente non vi sia una critica alle
banche, una sola nota di condanna proprio per quella mancata distanza che le
banche hanno dalla politica dove l’intreccio potere economico e potere politico
è tanto saldo e tenace da non distinguere più le singole entità le une dalle
altre. Insomma, il discorso di Patuelli è il solito sermone che di vero non ha
nulla, che di reale ha solo il proseguimento dell’atteggiamento delle banche
per nulla in concorrenza le une con le altre, che invece si muovono schierate
insieme con lo stesso fine e sicuramente ben lontane dai principi ispiratori
che tanto infelicemente vengono ricordate con il pensiero di Einaudi.
Peccato che il neo presidente eletto si sia scordato nel suo discorso
di insediamento, al punto da non farne menzione alcuna, ciò che è accaduto ai
vertici di importanti Istituti di Credito finiti agli onori della cronaca per
il comportamento delinquenziale di chi li comandava, peccato che i recenti
avvenimenti di Parmalat, Morgan Stanley e Citibank, che appaiono
quanto mai attuali in questo periodo, siano come passati inosservati dalle sue
parole, come se protagonisti di quelle vicende non fossero state alcune di
quelle banche che l’ABI ha anche il compito di guidare. Peccato ancora che il
Presidente abbia dimenticato persino i moniti che Mario Draghi, prima da Governatore
della Banca d’Italia, poi da Presidente della Banca Europea, ha mosso proprio a
quelle banche che oggi Patuelli si accinge in qualche modo a presiedere, peccato infine che il neo eletto presidente ABI dimentichi o faccia
finta di dimenticare, i nomi dei personaggi che guidavano il Governo Tecnico in
auge fino a qualche mese addietro espressione di quel potere finanziario che ha
finito per incidere pesantemente su quello politico decisionale di quello
stesso Governo che da un lato incitava alla lotta all’evasione fiscale e dall’altro
restava indifferente verso quella stessa evasione quando perpetrata dalle
Banche.
Che le banche siano delle lobby, che le banche siano delle corporazioni
mai come adesso capaci di influenzare le scelte politiche e sociali e responsabili quanto
chi ci ha governato dello sfascio totale economico della nazione, non foss’altro
perché mai come adesso hanno giocato un ruolo politico determinante nell’impoverimento
degli italiani, è un fatto accertato. Che le banche siano responsabili esse
stesse delle scelte istituzionali della nazione e dell’Europa tutta è risaputo.
Ma che da chi siede ai vertici di un’importante Organismo di controllo degli
Istituti di credito non si spenda una parola per denunciare la totale stretta
creditizia, il discutibile operato di tutti gli Istituti di credito impegnati a
ricevere immani finanziamenti custoditi con cura nei propri forzieri senza
riversarli nell’economia della nazione assumendo così un ruolo determinante nel peggioramento
della crisi del nostro Paese, è proprio il
segno dello scollamento di queste Istituzioni con la realtà che ha peggiorato l’intera Italia e non ci resta ancora una volta che rassegnarci all’idea
che a pagare la crisi, sulla propria pelle, con lacrime e sangue, restano
sempre i soliti che, oltretutto, diventano sempre di più!
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