giovedì 25 luglio 2013

Conti correnti: i costi non sono tutti uguali, ecco perchè



I conti correnti sono il prodotto bancario per antonomasia: quasi tutti ne posseggono uno non solo per l’accredito della busta paga o della pensione, ma anche per effettuare alcune operazioni, come pagamenti e domiciliazione delle bollette. Contrariamente a quanto si possa pensare, non tutti i conti sono uguali. 

La differenza più evidente riguarda i costi, che sono anche il parametro più importante da considerare al momento della scelta.
I costi dei conti correnti (in parte coincidenti con quelli dei conti deposito) si suddividono in fissi e variabili, con la differenza che i secondi variano a seconda di una serie di variabili come la frequenza di utilizzo, il saldo mensile e le operazioni effettuate.
Partendo dai costi fissi, va senz’altro citata l’imposta di bollo. Quest’ultima comporta una spesa di 34,20 o 100 euro a seconda che il titolare sia una persona fisica (singoli contribuenti) o giuridica (imprese e società). L’imposta non si applica se il saldo medio nell’arco dei 12 mesi è inferiore a 5 mila euro, una misura evidentemente pensata per favorire l’inclusione finanziaria anche di quei soggetti che altrimenti non si potrebbero permettere di avere una relazione di tipo bancaria. Soprattutto in questi tempi di crisi economica, in cui la raccolta fondi è a minimi storici, alcuni istituti si fanno carico dell’onere: per averne conferma, basta leggere attentamente le condizioni contrattuali del conto.
Fra i costi fissi non si può, inoltre, dimenticare il

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