Sul suo sito Codici, una delle quattordici o quindici associazioni
italiane di consumatori, annuncia una denuncia penale contro Poste
italiane per una beffa che sta perpetrando nei confronti dei
sottoscrittori di buoni postali fruttiferi in scadenza.
Al momento dell’incasso l’ente postale,dice il sito, fa firmare una liberatoria in base alla quale il risparmiatore non pretenderà altro denaro oltre quello che gli viene versato. Che è, per intenderci,una somma inferiore a quella che gli spetterebbe secondo la tabella stampata sul retro dei titoli. Addirittura meno 20%.
Come mai? “Gli interessi sul capitale,
risponde l’addetto allo sportello, sono calcolati in base al decreto
ministeriale del 13 giugno 1986”. Che stabilisce, pensate un po’, tassi
di interesse inferiori a quelli indicati sul buono,
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ritenuti applicabili
anche a serie di buoni emessi prima della entrata in vigore del decreto
stesso. Dunque, non valgono i tassi stampati sul retro? “Spiacenti, è
l’immancabile risposta, queste sono le disposizioni che abbiamo”.
La
denuncia di Codici è motivata dalla continua
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