I negozietti Compro Oro hanno visto, negli ultimi tempi, un vero e proprio
boom: la loro crescita è strettamente legata alla crisi economica. Nei momenti
difficili, infatti, l’oro torna ad essere il bene rifugio e chi può investe su
di esso, mentre dall’altro lato chi ha bisogno di liquidità è disposto a
vendere i propri oggetti preziosi. Ma, lo abbiamo scritto diverse volte, “non è
tutto oro quello che luccica”.
Per aiutare il consumatore che vuole acquistare
o vendere oro l’ANOPO, l’Associazione Nazionale Operatori Professionali Oro,
elenca una serie di consigli utili: innanzitutto, il potenziale acquirente può
richiedere al venditore la provenienza e il nominativo di colui che gli ha venduto
l’oggetto.
Secondo l’art.247 del regolamento di Polizia, infatti, si impone al
titolare del Compro Oro o della gioielleria di prendere atto e di trascrivere
sul registro di Pubblica Sicurezza sia i dati del venditore, sia quelli del
compratore, oltre che il quantitativo e la tipologia di gioielli acquistati.
Altro importante consiglio: verificare che il prezzo offerto per la vendita
del proprio oro sia in linea con i prezzi di mercato oppure al limite di
“usura”. A differenza delle altre attività commerciali dove il prezzo di
vendita tiene conto anche del tempo di giacenza presso il negozio, o
dell’eventuale quantità d’invenduto, nei Compro Oro il tempo di
giacenza è limitato ai 10 giorni o comunque già fissato al momento
dell’acquisto stesso. Trascorso questo periodo, il “prodotto” potrebbe
prendere la strada della fusione. Non avendo quindi svalutazione, né
tanto meno possibilità di restare invenduto, la logica del prezzo è diversa:
il prezzo d’acquisto non può essere troppo basso, ma neanche troppo alto. Se ci
si imbatte in un prezzo “anomalo” vuol dire che dietro ci sono comportamenti al
limite dell’illecito.
I consigli per chi vuole vendere un oggetto d’oro sono di girare tutti i
negozi della città per verificare che il peso non venga decurtato da bilance
truccate o da negozianti poco seri; farsi fare l’offerta
reale, cioè non basta sapere che l’oro viene pagato 40 euro al grammo, ma
bisogna accertarsi del denaro che viene effettivamente dato alla fine della
trattativa. A volte il peso viene modificato per raggiungere cifre più
basse (un escamotage usato soprattutto nei centri commerciali, che si sta
diffondendo anche dei centri storici delle città).
Bisogna, poi, pretendere una ricevuta dettagliata, con nome e
cognome del privato che vende, con la descrizione della merce, con l’importo
pattuito e con l’indicazione della modalità di pagamento: il
prezioso non deve essere pagato in contanti per un importo superiore ai
1000 euro, come previsto dall’art. 49 del decreto 231/07.
Accertarsi che la vendita sia stata conclusa con la trascrizione dei
dati del venditore sul registro di Pubblica Sicurezza, per evitare di essere
coinvolti in reati come la ricettazione, la possibile evasione e il probabile
riciclaggio. In caso di vendita di monete o lingotti in oro è bene
affidarsi agli Operatori Professionali in Oro, i quali, essendo autorizzati
dalla Banca d’Italia, sono in possesso di tutti i requisiti della Legge 7/2000,
ivi compresi quelli di Professionalità e Onorabilità. Infine, è bene fare
attenzione e guardare tutte le vetrinette delle occasioni, cioè quelle degli
oggetti preziosi usati e rimessi in vendita. Se si identifica il gioiello
trafugato, è importante, e soprattutto un diritto, richiederne i dati del
venditore al titolare del negozio.
Agenzia Help Consumatori
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